Di Leonardo Tancredi
Uno spettro si aggira per il cantiere del parcheggio interrato in piazza Cavallotti. È quello di Giovanni Di Tella. Questo nome vi risulterà pressoché sconosciuto, il suo soprannome invece si farà strada nei ricordi di molti. Nannino, tutti lo conoscevano così.
Era l’arbitro, organizzatore e gestore unico del campionato di calcio omonimo che ogni domenica mattina vedeva la partecipazione di decine di ragazzi di San Severo. Chi voleva partecipare, qualche ora prima del fischio di inizio andava a iscriversi nel suo “ufficio”, un circolo in piazza Carmine, pagando qualche spicciolo, e poi si partiva con quarti di finale, semifinale e finale. Il campo da gioco era lo spiazzo davanti la scuola elementare Edmondo De Amicis (anche in questo caso vince il soprannome: i ‘defizi), una distesa d’asfalto dove Nannino tracciava le linee del campo e installava le porte, cioè due pali di ferro conficcati nella pavimentazione, rigorosamente senza traverse.
Altro che var e goal line technology, decideva tutto lui, Nannino, se era fallo, fuorigioco, se la palla era entrata o no. Un gioco per stinchi e caviglie coraggiose, eppure ogni domenica, per anni, ha animato la vita sportiva della città.
Il signor Di Tella è morto il 3 dicembre del 2020, ma quello spiazzo era già diventato una strada carrabile da qualche decennio. Nella piazza è comparsa una statua di Padre Pio in mezzo a alberi e panchine ed è diventata un punto di ritrovo per un paio di generazioni di ragazze e ragazzi. E quindi luogo di spaccio e di qualche conflitto a fuoco (siamo sempre a San Severo eh). Nel bene o nel male, finita l’epopea del calcio di strada, ha continuato a essere uno spazio pubblico della città.
Oggi, su un lato di piazza Cavallotti, c’è una recinzione di lamiera che delimita il cantiere per la costruzione di un parcheggio interrato. “Soldi del Pnrr da spendere in fretta”. È la frase che accompagna la realizzazione di opere pubbliche, più o meno sensate, da nord a sud dello Stivale e a San Severo qualche dubbio sulla sensatezza di quel parcheggio ha cominciato a diffondersi.
La critica principale è di carattere idrogeologico: a cinque metri di profondità, nel sito del cantiere, c’è un corso d’acqua, gli scavi potrebbero mettere a rischio la tenuta degli edifici circostanti, inclusa la scuola De Amicis.
Non mancano le polemiche politiche: l’opera è stata deliberata dalla giunta precedente, di colore diverso dall’attuale. Ma, come sopra, siamo sempre a San Severo e tracciare una linea di demarcazione tra schieramenti è un rompicapo. Secondo quanto leggiamo in un articolo di You Foggia, pare l’attuale sindaca abbia votato essa stessa la delibera che autorizzava l’opera quando era consigliera di minoranza.
Non è tutto. Altri contestano il rischio di svilire il valore storico della piazza. Gli alberi piantati nella piazza, infatti, compongono il Parco della Rimembranza, dedicato ai caduti sanseveresi della Prima Guerra Mondiale. Che ne sarà di loro durante e dopo i lavori?
Ma c’è un’altra domanda difficile da ignorare: questo parcheggio serve davvero alla città?
Se unite due punti alle estremità opposte di San Severo su Google Maps, potrete constatare facilmente che per attraversarla occorrono al massimo 45 minuti a piedi e 15 in bicicletta. Sono circa 3,5 chilometri, tutti pianeggianti.
Davanti a questi dati banali, un’amministrazione che avesse a cuore il futuro della città e dei suoi abitanti dovrebbe preoccuparsi di come limitare l’uso sconsiderato delle auto e non dove parcheggiarle. E magari utilizzare fondi pubblici per sistemare strade, verde pubblico, arredo urbano.
Forse Nannino, che è ancora lì a sventolare cartellini rossi, potrebbe suggerire di dare ai ragazzini di San Severo qualche spazio pubblico per fare sport senza dover pagare l’affitto orario. Il centro sportivo comunale Govanni Di Tella, detto Nannino. Mica male.